Toni Garbasso con la serie dei suoi “Cieli” sembra rifarsi ad una domanda fondamentale: come rappresentare al meglio la piattezza del paesaggio di bonifica? Lui sceglie come suo protagonista principale il cielo e la sua luce, che qui incombe a perdita d’occhio sulla terra. La schiaccia quasi. Ma sempre evidenziandone un orizzonte illimitato, una mancanza d’insorgenze che vietino o movimentino la linea netta del confine. Se non quando, in certe giornate di aria pura, tutto il piatto trova fondale nella linea dei monti lontani.

In questo spazio illimitato alla vista, il fotografo muove un gioco di sguardi che, da terra, osserva un teatro di avvenimenti cosmici dove le imprese atmosferiche (temporali, fulmini, oscurità, condensazioni atmosferiche) possano mostrarsi allo spettatore in una straordinaria estensione luminosa, scegliendo il momento (ore del giorno e stagioni) che più possa esaltarne i caratteri che, in questo luogo ricco di acque e umidi, trovano occasioni particolarissime per recite celesti.

Questo protagonismo cosmico, colto in momenti scenografici che ne esaltano la magnificenza (albe, tramonti, notturni), coglie un carattere del luogo; ma è insieme una riflessione sul tempo, sulle sue scansioni, sulla sua non uniformità qualitativa.

Giorgio Baldo
Museo del Paesaggio, Boccafossa 25 /09/2021