“un bel cespuglio…/così voto
nel mezzo che concede
fresca stanza fra le ombre più
nascose”
(Ariosto, Orlando Furioso 1,37)

Il concetto di stanza viene da una precedente campagna fotografica, in cui, definendo i confini visivi del parco da progettare nelle zone del Fiumicello e del Marano, mi sono reso conto che lungo il corso del rio Fiumicelli, ai margini dei campi coltivati, dei pascoli con rada vegetazione, del fango misto ad erba dei calanchi, vi erano zone a vegetazione spontanea e dei boschetti, aree insomma che avevano già in sè un’idea di ‘parco’, anche se incolto e mi colpì quanto fosse piccola la loro estensione.

A questi boschetti, in contrapposizione agli spazi ampi e aperti dei campi o dei calanchi, associavo una idea di ‘piccola scala’, ma anche di ‘rifugio’, insomma, l’idea di ‘stanza’.

Ho pensato quindi di sviluppare questa idea di ‘stanza’ in una serie di foto lungo il rio Fiumicello e, mettendo a fuoco i connotati immaginabili in una stanza non edificata, ho cercato di lavorare sul concetto di ‘rifugio’, (come stanza percepita dall’esterno), di ‘parte’ (per la percezione di perimetro della stanza), cercando soggetti con queste caratteristiche, utilizzando il formato quadrato, la disposizione ad insieme chiuso nella composizione dell’immagine e scegliendo il bianco e nero per astrarre maggiormente e uniformare le immagini. Poi da idee e discussioni emerse nel laboratorio, ho introdotto nella ‘stanza’ il concetto di ‘artificiale’, come ‘presenza, segno dell’uomo’ e proponendomi di ricercare ed includere nei soggetti da fotografare anche quelli dove la contaminazione umana fosse ben visibile.

ILAUD, San Marino 1996